giovedì 22 febbraio 2024

🤍Etica della recensione

 Quante volte mi è capitato?!



Più di quante mi piaccia ammettere.

Pensare una recensione è fin troppo facile.

Scriverla? Già più complesso.

Perché? Le persone hanno sentimenti e meritano rispetto anche se il loro manoscritto è oggettivamente una m***a!🤣

Il nostro lavoro consiste nell'essere più oneste possibile, sia per non illudere l'autore che per non ingannare il futuro lettore/compratore.

Sarebbe spiacevole perdere la fiducia di chi ci segue solo per aver scritto una recensione fatta di false lusinghe, allo stesso modo sarebbe sconveniente scrivere le cose così come le diremmo a un'amica (fredde, ciniche e implacabili).😈

Capirete quindi che spesso ci siam trovate a pensare: 

<<Okay, io non vedo>> riferito a refusi ed evidenti problemi di editing.

Oppure:

<<Io non sento>> di fronte alle giustificazioni (da unghie che stridono per tutta la lunghezza dello specchio dal quale stanno scivolando) dell'autore.

O:

<<Io non parlo>> alla luce del fatto che certe persone sembrino fregarsene dell'importanza di un editing valido, dell'essenzialità oserei dire.

Ma infine:

<<No, non esiste che io te la dia! Non avrai la mia anima e la mia coscienza, non avrai la mia etica e le mie promesse!>>

Non te la do!
La mia recensione positiva. 
E me ne sbatto della tua opinione, dei tuoi sentimenti, dei tuoi sforzi
o delle tue mancanze, sono tutte scuse!
Io non sono in vendita...

Quando è un autore a chiedere una collaborazione siamo liete di dargli un'occasione, sempre.
Questo non implica il sottinteso che la recensione sarà come vuole lui.

Se ci sono imperfezioni generali lo segnaliamo, sperando di aiutare l'autore in un percorso di consapevolezza e conseguente crescita, pronte a leggere il libro successivo per vedere se c'è stato il salto, il passo avanti;

se le imperfezioni sono talmente tante ed evidenti e l'autore arranca scuse nominando il famigerato ''EDITING LEGGERO'' allora preferiamo interrompere la collaborazione, non stroncargli le gambe, ma nemmeno averci a che fare.


Questi, a mio avviso, sono gli autori che avranno anche pubblicato, ma non saranno mai scrittori. 

Fossero bravi a scrivere come a inventare scuse allora forse si, ma molti non hanno la maturità, la consapevolezza o semplicemente l'intelligenza per capire di non essere all'altezza.

Maaaaaaaa c'è un ma! L'eccezione che conferma la regola.

L'eccezione che ( si, in effetti un po' irrita comunque la mia pignoleria...) ci impone, in un certo senso, di fermarci nel mezzo, nella zona grigia.

Il diario! L'autobiografia! Tutte declinazioni di uno stesso verbo ma il succo è lo stesso:

quando si parla di esperienza personale non possiamo fare altro che fermarci nel mezzo.

Ci sono situazioni in cui è innegabile che il tema trattato o l'esperienza riportata siano talmente grandi e importanti che il resto passa in secondo piano.

Vi faccio un esempio:

un montanaro praticamente analfabeta vive una situazione traumatica, inseguendo una capra allontanatasi dal gregge scova una grotta dove si nasconde un assassino, questo lo tiene imprigionato per settimane a malapena dissetandolo, per poi fuggire lasciandolo potenzialmente li a morire. Il nostro montanaro riesce a liberarsi e, tornato a valle, scopre che nella fuga l'omicida ha assassinato una donna che si era trovata tra lui e la strada per la libertà. La donna in questione stava cercando il montanaro scomparso essendone la moglie.

( 😅 )

Traumatizzato dalla faccenda, l'uomo decide di tramandare la sua testimonianza scritta ai posteri affinché l'essere umano possa imparare da eventi del genere.





Purtroppo non sa scrivere bene, non sa usare i social ne informarsi su internet e non può permettersi un editor ( anche se sta cosa mannaggia la miseria mi sembra sempre un enorme st**nzat!!! ) e pubblica senza la minima nozione di editoria.


Con queste premesse come potrei mai giudicare la struttura grammaticale del libro, la mancanza di editing, magari le forme dialettali , i refusi... sapendo cosa ha passato quell'uomo? 

Di certo passerebbe tutto in secondo piano, forse addirittura, di fronte alla tematica trattata e al contesto, il fattore ''ignoranza'' sarebbe un valore aggiunto alla storia. A indicare lo status dell'autore, la sua situazione.

In questo caso dov'è la linea sottile sottile che una recensione deve rispettare?

Noi citiamo il fatto che ci siano delle imperfezioni, senza soffermarci pesantemente su di esse (cosa che invece facciamo mooooolto volentieri quando si parla di autori meno umili, che si sentono già arrivati pur avendo fatto un macello con verbi e persone o quando il libro in questione non è autobiografico e per giunta l'abbiam pagato di tasca nostra!🤣), ma per il resto preferiamo esporre il messaggio.

Con libri del genere ci si può solo focalizzare su quanto siamo fortunati a leggerli, perché chi li ha scritti avrebbe potuto benissimo non poterlo fare, vittima lui stesso di una situazione tragica. 

La nostra coscienza in questo modo rimane intatta, il pubblico è quasi sempre soddisfatto dalla nostre scelte e l'autore non subisce ulteriori dispiaceri.

La vita non è fatta di compromessi ma, a volte, le medaglie han due facce e non significa che se si sceglie di difenderne una allora si faccia torto all'altra, è semplicemente una questione di priorità ed empatia, con la consapevolezza dell'esistenza di entrambi i volti.



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