Correva l’anno 2022, Salone del Libro di Torino, le ragazze di una giovanissima Corte di Carta e Inchiostro si trovavano alla testa di una coda interminabile, in attesa che si aprissero le porte per accedere al SalTo. In noiosa attesa, con una sveglia, suonata troppo presto, a rimbombarci ancora nell’orecchie, avevamo però quella luce negli occhi. Se avete mai amato qualcosa lo sapete, è una luce che in quel momento accomunava noi e le migliaia di persone presenti. Lettori, amanti dei libri, scrittori, blogger, appollaiati su qualsiasi cosa desse la parvenza di una posizione comoda, tutti eravamo lì per lo stesso motivo, tutti non vedevamo l’ora di entrare a spendere i nostri sudatissimi soldini in storie di carta e personaggi di inchiostro. Davanti a noi c’era un uomo, un ragazzo ricciolo con l’aria di chi la sa lunga. Se io non fossi la personificazione della timidezza avrei accennato almeno un saluto, ma la mia socia, decisamente più sfacciata non perse tempo e da una battuta per rompere il ghiaccio, ci ritrovammo a non sentire più così tanto il peso dell’attesa.
Non esiste distanza che la lettura non possa colmare.
Scoprimmo così, che Massimo era un autore e che sembrava così a suo agio, proprio perché esperto in questo genere di cose. Ci diede qualche nozione sul suo libro e ci regalò due segnalibri, invitandoci a raggiungerlo al suo stand per approfondire la trama del primo volume della sua saga. Ci diede due dritte losche su come varcare la soglia munite di accendino, altrimenti vietato e si allontanò per raggiungere la sua Casa Editrice. Impiegammo qualche ora a girovagare per il Salone, perdendoci tra migliaia di volumi e torri immense che contenevano i sogni di una vita, ma alla fine giungemmo anche allo stand della PAV. Ovviamente...l’autore non c’era. I suoi colleghi provarono a proporci i loro libri, ma ormai ci eravamo impuntate e avremmo comprato solo Alba, così aspettammo e la nostra attesa fu ripagata da due libri con dedica e quella che, ancora non lo sapevamo, sarebbe diventata una bella collaborazione/amicizia.
L'autore de la saga del cacciatore. Uno di noi
Massimo Tagino è un autore davvero versatile, è una persona che si è costruita da sola ed è arrivata esattamente dove voleva. Il percorso di studi intrapreso da lui ragazzino avrebbe potuto portarlo a gestire un ristorante, a giostrarsi abilmente tra planetarie, fornelli o servizio di sala, ma di certo non lo avrebbe portato a realizzarsi come persona e, cosa ancor più importante, ad esser felice. È proprio quando questa domanda si insinua nella nostra testa che dobbiamo prendere le redini in mano e smettere di farci guidare da un percorso che non ci soddisfa: ma io sono felice? No! Quello è stato l’esatto istante in cui Massimo ha deciso. Ha deciso che cosa avrebbe voluto essere e anche se sapeva che la strada sarebbe stata lastricata di difficoltà, non si è abbattuto, ha rimboccato le maniche e ha portato i suoi destrieri su un percorso che valeva la pena intraprendere, seppur più impervio. Tagino è un giocatore di D&D, un amico da birra al bar, un viaggiatore che si innamora dei paesi che visita, fino a renderli la propria casa. Perché dico che Massimo è uno di noi?! Perché tutti amiamo viaggiare, giocare con gli amici e ultima ma non per importanza, una bella bevuta in compagnia. Quel ragazzino aveva ragione e oggi vanta all’attivo alcuni volumi, lavori (purtroppo non citabili) come ghostwriter, collabora con una casa editrice come editor e fa parte del Collettivo Scrittori Uniti. Oggi ha un figlio a cui saprà di certo insegnare valori come il credere in sé stessi e il potere dell’amore per ciò che ci appassiona. Non perde occasione per ringraziare la propria compagna di vita, che lo supporta e sostiene e con grande umiltà va avanti, non si arrende, portando alla luce piccoli capolavori come ‘’La saga del cacciatore’’.
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