giovedì 22 febbraio 2024

🤍Etica della recensione

 Quante volte mi è capitato?!



Più di quante mi piaccia ammettere.

Pensare una recensione è fin troppo facile.

Scriverla? Già più complesso.

Perché? Le persone hanno sentimenti e meritano rispetto anche se il loro manoscritto è oggettivamente una m***a!🤣

Il nostro lavoro consiste nell'essere più oneste possibile, sia per non illudere l'autore che per non ingannare il futuro lettore/compratore.

Sarebbe spiacevole perdere la fiducia di chi ci segue solo per aver scritto una recensione fatta di false lusinghe, allo stesso modo sarebbe sconveniente scrivere le cose così come le diremmo a un'amica (fredde, ciniche e implacabili).😈

Capirete quindi che spesso ci siam trovate a pensare: 

<<Okay, io non vedo>> riferito a refusi ed evidenti problemi di editing.

Oppure:

<<Io non sento>> di fronte alle giustificazioni (da unghie che stridono per tutta la lunghezza dello specchio dal quale stanno scivolando) dell'autore.

O:

<<Io non parlo>> alla luce del fatto che certe persone sembrino fregarsene dell'importanza di un editing valido, dell'essenzialità oserei dire.

Ma infine:

<<No, non esiste che io te la dia! Non avrai la mia anima e la mia coscienza, non avrai la mia etica e le mie promesse!>>

Non te la do!
La mia recensione positiva. 
E me ne sbatto della tua opinione, dei tuoi sentimenti, dei tuoi sforzi
o delle tue mancanze, sono tutte scuse!
Io non sono in vendita...

Quando è un autore a chiedere una collaborazione siamo liete di dargli un'occasione, sempre.
Questo non implica il sottinteso che la recensione sarà come vuole lui.

Se ci sono imperfezioni generali lo segnaliamo, sperando di aiutare l'autore in un percorso di consapevolezza e conseguente crescita, pronte a leggere il libro successivo per vedere se c'è stato il salto, il passo avanti;

se le imperfezioni sono talmente tante ed evidenti e l'autore arranca scuse nominando il famigerato ''EDITING LEGGERO'' allora preferiamo interrompere la collaborazione, non stroncargli le gambe, ma nemmeno averci a che fare.


Questi, a mio avviso, sono gli autori che avranno anche pubblicato, ma non saranno mai scrittori. 

Fossero bravi a scrivere come a inventare scuse allora forse si, ma molti non hanno la maturità, la consapevolezza o semplicemente l'intelligenza per capire di non essere all'altezza.

Maaaaaaaa c'è un ma! L'eccezione che conferma la regola.

L'eccezione che ( si, in effetti un po' irrita comunque la mia pignoleria...) ci impone, in un certo senso, di fermarci nel mezzo, nella zona grigia.

Il diario! L'autobiografia! Tutte declinazioni di uno stesso verbo ma il succo è lo stesso:

quando si parla di esperienza personale non possiamo fare altro che fermarci nel mezzo.

Ci sono situazioni in cui è innegabile che il tema trattato o l'esperienza riportata siano talmente grandi e importanti che il resto passa in secondo piano.

Vi faccio un esempio:

un montanaro praticamente analfabeta vive una situazione traumatica, inseguendo una capra allontanatasi dal gregge scova una grotta dove si nasconde un assassino, questo lo tiene imprigionato per settimane a malapena dissetandolo, per poi fuggire lasciandolo potenzialmente li a morire. Il nostro montanaro riesce a liberarsi e, tornato a valle, scopre che nella fuga l'omicida ha assassinato una donna che si era trovata tra lui e la strada per la libertà. La donna in questione stava cercando il montanaro scomparso essendone la moglie.

( 😅 )

Traumatizzato dalla faccenda, l'uomo decide di tramandare la sua testimonianza scritta ai posteri affinché l'essere umano possa imparare da eventi del genere.





Purtroppo non sa scrivere bene, non sa usare i social ne informarsi su internet e non può permettersi un editor ( anche se sta cosa mannaggia la miseria mi sembra sempre un enorme st**nzat!!! ) e pubblica senza la minima nozione di editoria.


Con queste premesse come potrei mai giudicare la struttura grammaticale del libro, la mancanza di editing, magari le forme dialettali , i refusi... sapendo cosa ha passato quell'uomo? 

Di certo passerebbe tutto in secondo piano, forse addirittura, di fronte alla tematica trattata e al contesto, il fattore ''ignoranza'' sarebbe un valore aggiunto alla storia. A indicare lo status dell'autore, la sua situazione.

In questo caso dov'è la linea sottile sottile che una recensione deve rispettare?

Noi citiamo il fatto che ci siano delle imperfezioni, senza soffermarci pesantemente su di esse (cosa che invece facciamo mooooolto volentieri quando si parla di autori meno umili, che si sentono già arrivati pur avendo fatto un macello con verbi e persone o quando il libro in questione non è autobiografico e per giunta l'abbiam pagato di tasca nostra!🤣), ma per il resto preferiamo esporre il messaggio.

Con libri del genere ci si può solo focalizzare su quanto siamo fortunati a leggerli, perché chi li ha scritti avrebbe potuto benissimo non poterlo fare, vittima lui stesso di una situazione tragica. 

La nostra coscienza in questo modo rimane intatta, il pubblico è quasi sempre soddisfatto dalla nostre scelte e l'autore non subisce ulteriori dispiaceri.

La vita non è fatta di compromessi ma, a volte, le medaglie han due facce e non significa che se si sceglie di difenderne una allora si faccia torto all'altra, è semplicemente una questione di priorità ed empatia, con la consapevolezza dell'esistenza di entrambi i volti.



sabato 20 gennaio 2024

EDGAR ALLAN POE - Curiosità











Edgar Allan Poe non ha bisogno di presentazioni e non è nostra 
volontà creare una sorta di Biografia sul nostro blog.
Ma allora, perché un articolo su di lui?
Beh, diciamo che c'è sempre un buon motivo parlare di Poe MA, questa volta, in occasione del suo compleanno, abbiamo deciso di andare a scovare qualche curiosità riguardante il Re del Gotico.

Edgar Allan Poe nasce il 19 Gennaio 1809 a Boston.

1) Gotico ma non solo

 È considerato l'inventore del racconto poliziesco, della letteratura dell'orrore e del giallo psicologico.
Meglio conosciuto come maggior rappresentate del genere gotico, non tutti sanno che fu un critico letterario, che si occupò di saggistica, poesie, satire e a lui vanno ricondotti anche racconti umoristici e alcune "bufale".
Maggior rappresentante del genere gotico.
Scrisse critico letterario, saggistica, poesie, satire, racconti umoristici e bufale.

2) Sherlock Holmes e Poirot, figli di Poe

Ha introdotto il genere narrativo denominato detective fiction ("I delitti della Rue Morgue"-1841).
Nell’opera compare la figura del detective criminologo August Dupin (da molti definito il precursore di Sherlock Holmes e Poirot).

3) La letteratura scorre nel sangue

Il nome Edgar deriva da Shakespeare.
I genitori erano attori girovaghi e si ispirarono al principe Edgar, personaggio del Re Lear di Shakespeare, per il nome. Proprio la tragedia che portavano in scena al momento della nascita.

4) Un amore controverso

Si sposò con la cugina Virginia.
Sul certificato lei aveva 21 anni ma in realtà 13.



5) Allan, il padre che lo rinnegò e l'esercito.

Come molti di voi sanno, Poe rimase orfano in giovane età e venne adottato da un'altra famiglia.
Crescendo, Edgar instaurò un pessimo rapporto con il patrigno (di nome Allan è il suo nome) che, ironia della sorte, gli diede il suo nome.
Dopo un tremendo litigio Poe decise di lasciare la casa, iniziando a vagabondare diventando anche soldato di ventura.
(Si arruolò nello United States Army con il falso nome di E.A.Perry a 18 anni anche se ne dichiarò 22).
Si ritiene che Poe non abbia mai firmato nulla come Edgar Allan Poe proprio per il cattivo rapporto con il patrigno. 
Ecco perché è facile trovare la firma: Edgar A. Poe oppure E.A.Poe.
Ma perché tutto questo astio?
Sembra che i litigi fossero dovuto al vizio del gioco di Poe e al fatto che il padre, ad un certo punto, si rifiutò di sostenerlo economicamente.


6) Jingle-man e Tomahawk, i soprannomi di Poe e la cosmologia.

Poe venne soprannominato Jingle-man dal filosofo e poeta Emerson perché, data la buona memoria, aveva una particolare inclinazione per le rime e le anafore (ripetizione di un elemento nella frase -nda).
Divenne famoso come scrittore solo dopo morte. 
Prima era conosciuto principalmente come critico letterario ed era soprannominato “Tomahawk Man

Era anche appassionato di spazio e cosmologia. All’interno di Eureka: "A Prose Poem" del 1848, Poe propose e trattò delle problematiche innovative per il periodo.

7) La morte che accresce il mito

Il 3 ottobre 1849 Poe venne visto in pieno delirio, per le strade di Baltimora.
Dopo 4 giorni morì in ospedale senza dare spiegazioni.

Alcuni ritengono che sia stato vittima di cooping (Somministrazione di alcol e droga per obbligare la gente a votare più volte per un partito, pratica non così rara in quel periodo).
Altri ipotizzarono: epilessia, sifilide, rabbia, delirium tremens, meningite e colera.
Mille ipotesi ma nessuna certezza.
Pare, leggende metropolitane, che prima di morire ripeté il nome Reynolds parecchie volte senza spiegare.

Ma perché tutti questi dubbi, misteri e incertezze?
Tutti i certificati medici (tra cui quello di morte) non sono mai stati ritrovati.
Non si sa cosa avesse, come è morto e perché fosse a Baltimora.


8) "Era una così brava persona" non per Griswold.
Amici e nemici.

Alla morte di Poe, comparve sui giornali il suo necrologio firmato da uno sconosciuto Ludwig.
Il necrologio non risparmiava complimenti, descrivendo Poe come "drogato di oppio, pazzo, ubriaco" e cercò di infangarlo ulteriormente, affermando che i suoi scritti traessero ispirazione da esperienze personali.
Il tentativo di infamia fallì ottenendo l'effetto opposto: le vendite degli scritti iniziarono a decollare.
Successivamente si scoprì che dietro al nome Ludwig si celava: Rufus Wilmot Griswold, nemico professionale e personale di Poe, scrisse il suo necrologio.

Insomma, il necrologio potevano farglielo scrivere all'amico storico di penna.
Vogliamo mettere lo scritto di uno che ci detesta visceralmente con uno scritto da Charles Dickens?
Si, il celebre scrittore era amico di penna di Poe. Si incontrarono anche personalmente, a Philadelphia, quando Poe aveva 34 anni e Dickens 31.


9) La Torcia verrà Passata

Dal 1978 al 2009, all’alba del giorno della sua nascita, un uomo si presentava davanti alla tomba dello scrittore con una bottiglia di cognac e 3 rose rosse.
Dopo aver brindato, disponeva le tre rose in un ordine preciso sulla tomba.
In suo ricordo lasciava la bottiglia aperta, le rose e qualche breve annotazione al poeta scomparso. 
Poe non ti dimenticherò mai” o “La torcia verrà passata”.

10) La Poe Mania

Negli Usa ci sono ben 4 musei dedicato a Poe.
All'interno dei musei e delle collezioni private ci sono vere e proprie reliquie di Poe.
Es. Orologio da taschino, lettere, vestiti e perfino ciuffi di capelli.

Nel museo di Richmond c’è il bastone da passeggio, un gilet, un portagioie di Virginia, un baule, una chiave, una lettera e un ciuffo di capelli.

Negli Usa (Boston e NY) ci sono strade e piazze dedicate a lui.
Ma anche in Italia (Bologna e Palermo) e in Spagna.

11) Eddy

Nelle lettere all’amata di firmava Eddy (ben lontano dall’immagine di re del gotico).

12) Un campione adolescente

A soli 13 anni aveva scritto abbastanza poesie da poter pubblicare un suo libro.

Era un fantastico sportivo: corsa a piedi, boxe, salto in lungo e a 15 anni nuotò per sei miglia lungo il fiume James in Virginia.



13) Le immagini mentono

A differenza delle immagini conosciute e dell'immaginario comune, Poe era un uomo attraente. 

Gli ammiratori lo descrivevano con occhi sorprendenti e dal colore vario (dal grigio al blu, dal nocciola al viola) --> molte idee e tutte confuse.
Si fidanzò con Sarah Elmira Royster per 2 volte e lei lo definì “bellissimo ragazzo”, alcuni suoi amici “il più attraente”.
I famosissimi ed iconici baffi iniziò a portarli solo 4 anni prima della morte.
Poe si rifidanzò con la ragazza storica poche settimane prima della sua morte.

14) La mamma di...

La poesia “Ad Elena” ovviamente indirizzata ad Elena di Troia, sembra trarre spunto da una cotta di Poe per la madre di un suo compagno di scuola.
L'amore per la donna era così profondo che, alla morte della donna, Poe si presenterà sulla tomba della defunta per moltissimo tempo.



15) La leggenda dei gatti- Catterina

Poe era amante dei gatti (appaiono spesso nelle sue storie) 
es 1843 - "Gatto nero".
Pare che scrivesse con il suo gatto Catterina accucciata sulla spalla e si narra che morì lo stesso giorno Poe, ma a miglia di distanza.


16) Attualità

Nel 2009 una delle 12 copie sopravvissute del primo libro di Poe venne venduto a 662.500 dollari, prezzo record per un’opera americana.

La squadra di football Baltimore Ravens prende il nome dalla sua poesia del 1845 - il corvo.




lunedì 7 agosto 2023

Presentazione Tagino Autore

 



Una bella storia 

Correva l’anno 2022, Salone del Libro di Torino, le ragazze di una giovanissima Corte di Carta e Inchiostro si trovavano alla testa di una coda interminabile, in attesa che si aprissero le porte per accedere al SalTo. In noiosa attesa, con una sveglia, suonata troppo presto, a rimbombarci ancora nell’orecchie, avevamo però quella luce negli occhi. Se avete mai amato qualcosa lo sapete, è una luce che in quel momento accomunava noi e le migliaia di persone presenti. Lettori, amanti dei libri, scrittori, blogger, appollaiati su qualsiasi cosa desse la parvenza di una posizione comoda, tutti eravamo lì per lo stesso motivo, tutti non vedevamo l’ora di entrare a spendere i nostri sudatissimi soldini in storie di carta e personaggi di inchiostro. Davanti a noi c’era un uomo, un ragazzo ricciolo con l’aria di chi la sa lunga. Se io non fossi la personificazione della timidezza avrei accennato almeno un saluto, ma la mia socia, decisamente più sfacciata non perse tempo e da una battuta per rompere il ghiaccio, ci ritrovammo a non sentire più così tanto il peso dell’attesa.

Non esiste distanza che la lettura non possa colmare.

Scoprimmo così, che Massimo era un autore e che sembrava così a suo agio, proprio perché esperto in questo genere di cose. Ci diede qualche nozione sul suo libro e ci regalò due segnalibri, invitandoci a raggiungerlo al suo stand per approfondire la trama del primo volume della sua saga. Ci diede due dritte losche su come varcare la soglia munite di accendino, altrimenti vietato e si allontanò per raggiungere la sua Casa Editrice. Impiegammo qualche ora a girovagare per il Salone, perdendoci tra migliaia di volumi e torri immense che contenevano i sogni di una vita, ma alla fine giungemmo anche allo stand della PAV. Ovviamente...l’autore non c’era. I suoi colleghi provarono a proporci i loro libri, ma ormai ci eravamo impuntate e avremmo comprato solo Alba, così aspettammo e la nostra attesa fu ripagata da due libri con dedica e quella che, ancora non lo sapevamo, sarebbe diventata una bella collaborazione/amicizia. ​

                                                    
                                                                     Massimo Tagino
                                                                Autore per PAV edizioni


 L'autore de la saga del cacciatore. Uno di noi

Massimo Tagino è un autore davvero versatile, è una persona che si è costruita da sola ed è arrivata esattamente dove voleva. Il percorso di studi intrapreso da lui ragazzino avrebbe potuto portarlo a gestire un ristorante, a giostrarsi abilmente tra planetarie, fornelli o servizio di sala, ma di certo non lo avrebbe portato a realizzarsi come persona e, cosa ancor più importante, ad esser felice. È proprio quando questa domanda si insinua nella nostra testa che dobbiamo prendere le redini in mano e smettere di farci guidare da un percorso che non ci soddisfa: ma io sono felice? No! Quello è stato l’esatto istante in cui Massimo ha deciso. Ha deciso che cosa avrebbe voluto essere e anche se sapeva che la strada sarebbe stata lastricata di difficoltà, non si è abbattuto, ha rimboccato le maniche e ha portato i suoi destrieri su un percorso che valeva la pena intraprendere, seppur più impervio. Tagino è un giocatore di D&D, un amico da birra al bar, un viaggiatore che si innamora dei paesi che visita, fino a renderli la propria casa. Perché dico che Massimo è uno di noi?! Perché tutti amiamo viaggiare, giocare con gli amici e ultima ma non per importanza, una bella bevuta in compagnia. Quel ragazzino aveva ragione e oggi vanta all’attivo alcuni volumi, lavori (purtroppo non citabili) come ghostwriter, collabora con una casa editrice come editor e fa parte del Collettivo Scrittori Uniti. Oggi ha un figlio a cui saprà di certo insegnare valori come il credere in sé stessi e il potere dell’amore per ciò che ci appassiona. Non perde occasione per ringraziare la propria compagna di vita, che lo supporta e sostiene e con grande umiltà va avanti, non si arrende, portando alla luce piccoli capolavori come ‘’La saga del cacciatore’’.


Massimo Tagino per Collettivo
Scrittori Uniti



martedì 13 giugno 2023

Il blocco dello scrittore - Consigli



Blocco dell'artista, blocco del lettore, blocco del blocco bloccato.
TUTTI incappiamo in un periodo di stallo, prima o poi; nessuno può fuggirli, neanche i più creativi e fantasiosi.

Ma cosa si intende per "blocco dello scrittore"?
Il blocco dello scrittore è una momentanea incapacità di portare avanti un lavoro o rallentamento creativo.
Può essere dovuto a susseguirsi di impegni, problemi di scrittura ma non solo. 
Magari manca quella spinta di originalità, magari non si è convinti di quello che si vuole produrre. 
I motivi possono veramente essere molteplici.

Non sentitevi meno capaci di altri, se incappate nel blocco. 
Non sentitevi sminuiti e soprattutto, non sentitevi gli unici.

Il blocco dello scrittore è una situazione AMPIAMENTE descritta e documentata.
Pensate che gli scrittori romantici ritenevano il blocco una sorta di "potere superiore" che voleva loro impedire di scrivere. 

La prima descrizione della condizione, avvenne solo nel 1947 dallo psicanalista autriaco Bergler che, giusto per dare quella spinta emotiva in più, riteneva il blocco un "masochismo orale", "madri che allattavano con il biberon e una vita amorosa instabile". 
Che dire, proprio quello che uno vuole sentirsi dire, in un momento di blocco di creatività. 
Ma si sa, quando uno ha bisogno di una spinta, è sempre sicuro di trovarla 😑.

Ma torniamo al discorso del non sentirvi soli - unici.
- Herman Melville smise di scrivere romanzi dopo la pubblicazione di Moby Dick.
Herman Melville. Non il cugino del fratello della tizia che porta fuori il cane della panetteria. 
Melville.

- Gustave Flubert attraversò più volte la fase di blocco, superandole talvolta e lasciando opere incompiute altre. 

- Ernest Hemingway, Herman Melville, Leo Tolstoy, Virginia Woolf sono alcuni dei grandi scrittori che sono incappati nello "stallo".

Senza contare autori più moderni e contemporanei.

Quindi, siete ancora convinti di essere gli unici?
Che sia una "incapacità" vostra e non una condizione che, bene o male, accomuna un sacco di persone?

Sappiate, inoltre, che non è un "sentito dire" o una leggenda metropolitana.
La prossima volta che vi diranno: "ma per favore, stai trovando scuse" 
voi rispondete che

"Sotto stress, un cervello umano sposta il controllo dalla corteccia cerebrale al sistema limbico. Quest'ultimo è associato ai processi istintuali, come la risposta lotta o fuga; e comportamento che si basa su una formazione profondamente radicata. L'input limitato dalla corteccia cerebrale ostacola i processi creativi di una persona, che viene sostituito dai comportamenti associati al sistema limbico. La persona è spesso inconsapevole del cambiamento, il che può portarla a ritenere di essere creativamente bloccata".

Ma quindi, se arriva il blocco dobbiamo rassegnarci?
Assolutamente no.
Ogni scrittore ha un suo metodo, ma c'è una linea che accomuna tutti.

Se il blocco è dovuta all'inesperienza, solitamente viene consigliato:
-  il free writing.
Abbandonate un attimo quello che state scrivendo e che vi sta bloccando. 
Non andrà da nessuna parte. 
Prendete un foglio bianco e scrivete tutto quello che vi pare: 
la lista della spesa in un modo del tutto particolare o comunque diverso dal solito.
Scrivete di un vostro sogno, del vostro cane, della vostra giornata.
Una scrittura libera, non ancorata o vincolata.
Scrivete e basta.

- ammettete la stanchezza.
Se vi siete bloccati su un punto del vostro racconto, il restare lì fermi ed immobili a guardare la pagina del pc o il foglio non farà spuntare magicamente la parola mancante o l'azione. 
Alzatevi, abbandonate tutto e DISTRAETEVI.
Quante volte è successo che, facendo altro, la lampadina si accende?

mind wandering . Perché dirlo in inglese fa più bello. 
Cosa intendiamo con questa parola?
Semplicemente la testa tra le nuvole.
Quella sublime sensazione di perdersi nella propria mente, lasciar girovagare i pensieri. 
Il modo migliore per far dei signori viaggi mentali è: fare qualcosa di semplice ed abitudinario, quasi automatico. 
Il corpo andrà praticamente da solo e la mente avrà ampio spazio di manovra e voli pindarici.

- prendi nota. Sul pc, sul cell, su una chat che avete con la vostra amica, madre, cugina, cognata, vicina di casa. Non importa dove. Segnate. Siate attivi e presenti nella vita, senza farvi trascinare dagli eventi. 
Una volta prese le mille pagina di note, adesso osservatele dall'alto, ricomponetele, scartate. 
Non abbiate paura di eliminare, non è detto che tutto serva.

- alcuni scrittori (molti scrittori) consigliano lo strutturare tramite scaletta il vostro lavoro.
Per avere un'idea chiara e anche visiva del vostro lavoro.
Non è un obbligo, assolutamente, ma dovete sapere comunque sia dove voler andare a parare e soprattutto, prendete appunti per mantenere il racconto coerente.

Un altro valido aiuto contro il blocco è:
- ambiente. Trovate un vostro posto per scrivere. 
- esercizio fisico e meditazione. Sembrerà una cosa molto alla new age, ma la capacità di rilassamento è veramente importante per la mente. Non sottovalutate questo aspetto.

La creatività è anche esercizio, sbizzarritevi, create, costruite, fate.

E ricordatevi le parole di Hemingway sul blocco dello scrittore
“…a volte quando stavo iniziando una nuova storia e non riuscivo a farla andare avanti, mi alzavo e guardavo oltre i tetti di Parigi e pensavo: ‘Non preoccuparti. Hai sempre scritto prima e scriverai ora. Tutto quello che devi fare è scrivere una frase vera. Scrivi la frase più vera che conosci.’ Quindi alla fine avrei scritto una frase vera, e poi avrei continuato da lì. Era facile allora perché c’era sempre una frase vera che conoscevo o avevo visto o sentito dire da qualcuno”.

E se neanche questo funziona, allora ispiratevi a Dan Brown:
lui, per rilassarsi, è solito appendersi a testa in giù e fare flessioni allo scoccare di ogni ora di scrittura. 
(la mia pigrizia mi spingerà sempre più verso le riflessioni di Hemingway a discapito dell'attività fisica e agilità di Brown)

Trovate un vostro metodo, esiste, bisogna solo provare
e se l'idea di un vostro anti blocco vi sembrerà strana sappiate che
Victor Hugo
per concentrarsi era solito rinchiudersi in una stanza, senza vestiti, solo con carta e penna.

Non siete soli, non siete gli unici, non siete incapaci.
E se mai qualcuno, per demoralizzarvi ulteriormente nel blocco, osasse dirvi una frase del genere 
tenete bene in mente i nomi dei grandi autori che si sono trovati esattamente nella vostra stessa situazione. 
Ve la sentireste mai di dar loro degli incapaci?

State tranquilli e coraggio. 

venerdì 17 marzo 2023

Dietro i libri

 Buongiorno lettori,

oggi vi vogliamo parlare di due figure, sottovalutate ma assolutamente fondamentali, nel mondo dei libri.

Le leggende narrano di due figure mitologiche metà Zanichelli e metà "Occhio di Falco", che compaiono ripetendo tre volte di fila il loro nome.

Beetel... no, no. Questo è un altro.
Parliamo infatti di "Correttore bozze" e di "Editor".

Ma chi sono?
A cosa servono?
La loro differenza? 
Sono così fondamentali?

Il "Correttore bozze" è il grammar-nazi che tanto odiate sui social.
Ebbene sì, noi siamo quelli che si attaccano all'assenza della acca, alla e senza l'accento.
Siamo quelli che vi segnano le doppie sbagliate o gli errori di battitura.

Signore e signori, siamo i cagac...

Magari stiamo scrivendo di fretta, magari è sfuggita la regola, ci assale il dubbio.
Indipendentemente dal motivo, sappiate che succede a tutti.

Questo non vuol dire che non si sappia scrivere, eh.
L'autore, tantissime volte, passa il tempo a rileggere mille e ancora più di mille volte il proprio scritto MA il cervello ha la capacità di correggere automaticamente degli errori.
Soprattutto quando si è emotivamente coinvolti e l'oggettività, come è giusto che sia, viene meno.

Ricordate l'esperimento "!L V05TR0 C3RVELL0 L3GG3R4 C0RR3TT4M3NT3 QU35T0 T3ST0" che girava sui social un po' di tempo fa?
Ecco, se il cervello riesce a decifrare una scritta oggettivamente errata nella sua interezza, pensate alla correzione che metterà in atto quando subentreranno errori sporadici e la soggettività.

Il Correttore di bozze ha proprio il compito di evidenziare i refusi scappati dall'autore: grammaticali e/o ortografici.
SOLO QUESTI.

“Aspetta! Mi hanno fatto notare, che a inizio libro la protagonista ha i capelli rossi e alla fine diventano blu senza un perché..” 

“Chi mi aiuta a trovare quei piccoli dettagli che minano la coerenza o chi mi aiuta con il ritmo del libro, facendomi capire dove sono andata troppo veloce, dove troppo lenta, dove servirebbe un approfondimento per rendere tutto più pulito e senza buchi di trama?
Chi mi corregge frasi in lingua straniera o chi controlla che le mie fonti siano corrette?”

PAPPPARAPAAAAAA

L'editor.
Attenzione: l'editor NON RISCRIVE IL TESTO.
L'editor affiancherà l'autore, proponendo spunti di riflessioni, opinioni per migliorarlo ma non si dovrà MAI sostituire all'autore e dovrà sempre rimanere fedele alla filosofia e al messaggio dello scrittore.
Lo scrivere ed il ri-scrivere è solo ed unicamente compito dell'autore a meno che voi non siate alla ricerca dell'editor ghost-writer.

Non ci sentirete mai dire "IO avrei scritto così", perché noi editor non siamo voi. 
Non ci dobbiamo sostituire all'autore ma lavorare insieme, immedesimarci in lui e suggerire miglioramenti per tirare fuori il meglio possibile.
L'autore non è obbligato ad assecondare l'editor, può tranquillamente sentire i suggerimenti e proseguire per la sua strada, nessuno lo vieta.
L'importante è essere consapevoli dei consigli dati.
L'editor quindi è colui che non cerca l'errore grammaticale o la svista, ma percorre il cuore del testo in lungo ed in largo, verifica la solidità della struttura, controlla che le immagini siano posizionate secondo una sequenza logica, coerente.

Ripetiamo insieme:
correttore di bozze = zanichelli ambulante
editor = occhio di falco strutturale e delle fonti

L'editor e il correttore di bozze sono necessariamente due figure distinte?
Assolutamente no.
Capita, infatti, che il doppio lavoro venga svolto da un'unica persona.
Noi, personalmente, abbiamo la fortuna di essere due persone dietro la figura de "La Corte" e questo ci permette di lavorare insieme, svolgendo un doppio lavoro raddoppiato per due.
4 occhi sono meglio di 2 😉


Piccolo suggerimento finale.
Indipendentemente dalla vostra scelta, cercate sempre di non affidare il lavoro di editor a persone che vi conoscono perfettamente: amici - parenti.
Non per loro incapacità, ci mancherebbe.
Il "dare per scontato" nella stesura della storia è un'arma a doppio taglio.
Amici e parenti, conoscendovi al meglio, riescono a coprire/non riconoscere i buchi di trama perché SANNO cosa volete scrivere.
Sanno che quella piccola informazione, quel cambio di carattere è dovuto ad xxxxx oppure yyyyyyyy.
Lo sanno e riempiono, inconsciamente, un vero e proprio buco di trama con informazioni avute da voi oralmente o, appunto, perché sanno dove volete andare a parare.
MA voi non volete scrivere per amici e parenti. 
State scrivendo per un pubblico che non vi conosce, che si immedesimerà nella storia, che vivrà i vostri personaggi e i buchi di trama, le lacune, non le riempiranno automaticamente.

Affidatevi sempre a qualcuno di esterno.
Anche i beta reader sono utilissimi e cogliamo l'occasione per ringraziare gli autori che ci hanno scelto per questa fantastica avventura (che consigliamo a tutti di provare, almeno una volta).

Sappiate che né il correttore né l'editor vuole smontarvi, distruggere i vostri testi o buttarvi giù di morale.
Noi vogliamo semplicemente aiutarvi. 


Affidatevi dunque a qualcuno di esterno e non sentitevi in imbarazzo per questo o mortificati, soprattutto se pubblicate in self.
Tutti gli autori passano i loro scritti in mano a correttori ed editor, chi vi dice il contrario… mente 😉

Con questo articolo leggero nello scritto ma non nel contenuto (anche se sicuramente non approfondito), speriamo di esservi state di aiuto e di avervi aiutato a conoscere un po' di più una piccola parte del mondo "Dietro i libri".

La Corte di Carta & Inchiostro
_ Co-librì_

venerdì 3 febbraio 2023

Anne Rice

 


Buongiorno lettori, 
oggi mi voglio collegare a delle voci di corridoio che ormai sono praticamente conferma.

Il produttore Mark Johnson ha svelato di avere in fase di sviluppo altre serie basate sui Fantastici (sì, ok, sono di parte perché innamorata persa di tutti i suoi scritti) libri della Regina dei Vampiri: Anne Rice.

Ma perché i vampiri di Anne Rice sono così belli, dannati, amati?
La risposta viene dallo stesso Mark: perché sono umani.

I vampiri di Anne Rice erano, come da buona tradizione, umani vittime di trasformazioni.
Alcune volte volute, altre meno.
Ma umani.
Rice è proprio qui che fa la differenza, si parla della sofferenza degli immortali.
Il lato oscuro dell'immortalità.
La perdita dell'amore, dell'amicizia, della famiglia, il non invecchiare, il non crescere mai.

I suoi vampiri sono oscuri sotto mille e più punti di vista, perché hanno l'oscurità tipica del vampiro ed il macigno della condanna eterna.


Ma parliamo della serie:
correva l'anno 2020 quando venne comunicato l'acquisto dei diritti di ben 18 romanzi di Anne Rice, da parte di AMC Networks.

Le riprese invece sono avvenute tra fine 2021 e prima metà del 2022.
Il primo trailer ufficiale è datato 8 settembre 2022 e la serie vede il suo esordio un mese dopo.

                                                  Trailer ufficiale "Intervista con il vampiro"



Anne Rice, ahinoi, è ricordata principalmente per "Intervista con il vampiro" romanzo reso ancora più famoso dalla trasposizione cinematografica con attori del calibro di Brad Pitt - Tom Cruise - Kirsten Dust - Christian Slater e Antonio Banderas (che dal 1994 disturba i miei sogni con la sua versione capellona).

no, non scherzo.

 
Tutte le volte che lo vedo mi sento un "ma perché" che oscilla tra risate e incubi.
Un bipolarismo Banderasato.
Non si può vedere. 
Non si poteva vedere allora e non riesco a vederlo manco adesso.
MA torniamo a cose serie e lasciamo il parlatore di Rosita (scherzi a parte, è un grande attore) nel cassetto degli anni 90.

Dicevo, Anne Rice è principalmente conosciuta per questo tra i nuovi lettori ma, con 100 milioni di copie vendute, è una delle autrici di horror più vendute al mondo; i suoi protagonisti sono principalmente vampiri e streghe.

Personalmente, Anne Rice è stata la mia autrice dell'adolescenza, Lestat mi ha accompagnato per tutta un'estate e da lì non sono più riuscita a lasciare lui e soprattutto lei.
In libreria ho quasi tutti i suoi libri (quelli in versione economica perché da buona adolescente, ok leggere ma le copertine rigide riducevano drasticamente il mio budget) e allora volevo provare a parlarvi un po' di loro.

Avete presente Mercoledì Addams? ecco, diciamo che ora è una moda, ma da più giovane  (quando esistevano ancora le mezze stagioni) io ero soprannominata proprio così.
Pane, Addams, Tim Burton, Vampiri e Nani facevano parte del mio menù quotidiano.
Una vita "Paint in Black".

Ma continuiamo.

Parliamo un attimo dell'autrice Anne Rice.
Nasce nel 1941 a New Orleans.
Nella sua carriera come scrittrice, ha usato anche gli pseudonimi Anne Rampling e A.N.Roquelaure.
Si dichiara atea convinta per oltre 40 anni.

Per il vampiro Lestat, si è ispirato a suo marito Stan Rice prematuramente morto di cancro nel 2002.

Probabilmente proprio questo ha portato al suo "diventare un'altra" (come lei stessa dichiarato), abbandona i vampiri e inizia la scrittura di romanzi storico- religiosi proprio a sottolineare il suo cambio di direzione spirituale e riavvicinamento alla fede cattolica.

Nel 2010 si distacca nuovamente dalla Chiesa cattolica anche se continua a definirsi credente.

Ma parliamo del suo piccolo enorme tesoro letterario. 
Non solo di  "Intervista con il vampiro" ma della serie "Cronache dei Vampiri".
Lo so, scorrere tutte le trame per arrivare magari a quella che ci interessa è lungo e noioso, ecco perché la facciamo più veloce.
Se cliccate sui titoli, leggerete le trame singole.

"Cronache dei Vampiri" vanta la bellezza di 13 titoli:
- "Intervista con il vampiro" - 1976
- "Scelti dalle tenebre" - 1985
- "La Regina dei Dannati" - 1988
- "Il Ladro di Corpi" - 1992
- "Memnoch il diavolo" - 1995
- "Armand il vampiro" - 1998
- "Merrick la strega" - 2000
- "Il Vampiro Marius" - 2001
- "Il Vampiro di Blackwood"-2002
- "Blood" - 2003
- "Il Principe Lestat" - 2014
- "Prince Lestat and the Realms of Atlantis" - 2016
- "Blood Communion: A Tale of Prince Lestat" - 2018


Letti tutti? No, lo ammetto. Gli ultimi 3 mancano alla mia lista personale, ma gli altri sono una valanga di cuori neri.
Come accennato per le copertine, durante le varie ripubblicazioni, sono state modificate ma, da buona nostalgica, ho deciso di mettere quelle che ho io in libreria.
Sì, le prime sono bruttine, ma sono le mie bruttine, sono troppo affezionata a loro per mettere la versione più recente e meno trash.
E qui sto parlando solo del ciclo "Cronache dei vampiri", perché citare proprio tutte le serie veniva una cosa eterna (e la lunghezza di questo articolo già non scherza).

Personalmente, per motivi diversi ma simili, ho adorato anche i libri delle serie:
 "Nuove cronache dei Vampiri" (2 volumi) 
"Le streghe Mayfair" (3 volumi).

Se siete innamorati della figura dei vampiri, i libri di Anne Rice sono un must-read.
I vampiri moderni, volenti o dolenti, devono ringraziare prima di tutto Stoker e successivamente proprio la Rice.

"Intervista con il vampiro"
Pagine 338



Trama:
«Il male è sempre possibile. E il bene è eternamente difficile.» 
Una stanza buia. 
Un registratore acceso. 
Un giornalista. 
E un vampiro. 
Da quasi due secoli, ormai, Louis de Pointe du Lac non è più un uomo: è una creatura della notte, e ha tutta la notte a disposizione per convincere Daniel, il giornalista, che la storia che gli sta raccontando è vera. 
Così come è vero il suo volto, tanto pallido ed esangue da sembrare trasparente, di una bellezza soprannaturale e per sempre cristallizzata. 
Louis racconta di come abbia ricevuto il dono (o forse la maledizione?) della vita eterna proprio quando non desiderava altro che la morte. È il 1791, è un’altra New Orleans, e Louis, in seguito al suicidio dell’amatissimo fratello, vorrebbe soltanto seguirne il destino. 
Ma la seduzione del dono oscuro è potente, specialmente se ha i modi, la voce e l’aspetto di Lestat. Sensuale e affascinante, crudele e allo stesso tempo capace di profonda commozione, Lestat ha bisogno di Louis tanto quanto Louis ha bisogno di lui. 
Quando infine, dopo anni di scorribande notturne, Louis sta per decidersi ad abbandonare Lestat, questi gli fa il regalo più grande: Claudia. 
Una bambina di appena cinque anni, in fin di vita, che solo il dono oscuro può salvare. 
L’unico peccato che il sacrilego e irriverente Lestat non si può permettere: creare una vampira di soli cinque anni. 
Una vampira bambina, che non crescerà mai. E sarà l’inizio della fine.

mercoledì 18 gennaio 2023

"Il Ghostwriter" - Chi è lo scrittore ombra




"Spare" sta facendo parlare di sè in mille e più modi.

Una stoccata così alla famiglia reale era da un po' che non la si vedeva
MA noi non siamo qui per parlare del libro (anche perché, lo ammettiamo, non lo abbiamo letto e personalmente non so se lo leggerei mai).
Oggi, infatti, vogliamo parlare del "Ghostwriter".

No. 
Non è un Patrick Swayze che invece di giocare con l'argilla si butta sulla scrittura 
né una versione nuova (l'ultima è bastata) dei Ghostbuster.

Ormai sulla bocca di tutti, "Spare" è stato scritto dal Ghostwriter J.R.Moehringer e, girovagando per il uebbe, è uscita fuori una vera e propria caccia alle streghe come se la figura dello scrittore fantasma fosse una novità e affidarsi a lui uno scandalo.

Ebbene signori, che ci crediate o meno, il ghostwriter esiste da anni.
In Italia è meno conosciuto e, sinceramente non so perché, vi è quasi vergogna a dichiarare di essersi affidati ad un professionista ma questo è. Un professionista.

Sì,sì, lo so. Ho una vena un po' polemica in questo articolo, ma vediamo di capire cosa fa il ghostwriter e perché il suo lavoro è da ammirare.

La figura
Ghostwriter significa letteralmente "Scrittore fantasma", conosciuto anche come "Scrittore ombra".
Il suo compito è scrivere un racconto, un testo, un ebook, basandosi sulle idee e sullo stile di un'altra persona (quello che poi verrà riconosciuto come autore finale).
Lo scrittore ombra, infatti, rinuncia ai diritti intellettuali e commerciali dello scritto e, salvo volontà finali diverse del committente, il suo nome rimarrà ignoto.

Il lavoro
Il lavoro del ghostwriter non è solo "scrivere il testo".
Dietro vi è un vero e proprio lavoro titanico.
Prendiamo, ad esempio, un racconto.
Il ghostwriter ha il compito di seguire le idee del committente, imitarne lo stile, le sfumature, TUTTO per fare in modo che lo scritto finale sia il più fedele possibile alla mano del committente. 
Un lavoro non facile.

Un ghostwriter incaricato di scrivere un'autobiografia ha deciso di passare del tempo con "l'autore" in modo da carpirne le gestualità, eventuali tic o risposte costanti alle varie situazioni. Insomma, le particolarità e le caratteristiche.

Capite la difficoltà? Si entra nei panni e nella mente di un'altra persona.
Oltretutto si abbandona la propria tecnica di scrittura e si fa propria quella di un altro.
Da quanto ho conosciuto questa figura, ne sono rimasta ammaliata.
Ammiro veramente tanto questo lavoro.

Perchè
Ma perché assumere un Ghostwriter?
Ci sono mille e più motivi, in realtà.
- Realizzare un'idea.
Ci sono delle persone che hanno splendide idee, una storia bella, completa, in testa MA non hanno competenze di scrittura e non riescono a mettere su carta il mondo pensato.
Ebbene, il ghostwriter arriva in soccorso. 

- Obbiettivi di marketing.
Piccola parentesi. Il ghostwriter non è solo a livello di libri. Ci sono, infatti, aziende che assumono i ghostwriter per la cura dei contenuti testuali delle loro attività.

- Mancanza di tempo.
Capita che il committente non abbia il tempo fisico per la scrittura e allora si affida alle mani dello scrittore ombra.

- Idee.
Che siano troppe o poche, il ghostwriter è un valido aiuto.
Quando si hanno un paio di punti chiave in testa, ma manca il corpo dello scritto, affidarsi ad un professionista può sbloccare la situazione.
Quando, invece, si hanno mille idee e la volontà di metterle tutte su carta, una mano in più può vernire in soccorso.

Alcune caratteristiche
Dopo tutte questo papiello sopra, in definitiva, che deve saper fare il ghostwriter?
Io so già che ne dimenticherò qualcuna ma provo a buttare giù almeno le principali.

- Innegabile capacità di scrittura.
Ok, è l'ovvio ma non così scontato.
Non basta saper scrivere in maniera grammaticalmente corretta, ma bisogna avere quella cura per la scrittura da rendere il tutto anche piacevole da leggere, scorrevole, in altre parole: BELLA.

- Buone capacità relazionali.
Senza la capacità di dialogo, diventa difficile riuscire ad immergersi nelle caratteristiche di un'altra persona. Si può studiare lo stile, ma in caso di autobiografia (ad esempio) bisognerà ben parlare e relazionarsi.

- Tone of Voice.
L'utilizzo di voci e stili diversi è frutto di studio, esercizio, pratica.
Mille voci, in un'unica persona.

Ricordiamoci sempre che il ghostwriter è uno scrittore.
Uno scrittore capace di vestire i panni di altri scrittori.
Compito che, ci tengo veramente a sottolinealo, non è assolutamente facile.

Alcuni ghostwriter famosi
Se vi dicessi:


Howard Philips Lovecraft? 
Yes! Proprio lui!
Lovecraft, oltre ad essere famoso per le sue opere, scriveva per altri.
Alcune volte si limitava alla revisione e riscrittura del lavoro dell'autore principale, altre volte scriveva vere e proprie storie basandosi anche solo su un paio di idee.



Carolyn Keene è stata una scrittrice statunitense, autrice della fortunata serie di Nancy Drew.
Serie che ha venduto, complessivamente, più di 200 milioni di copie.
Nancy Drew, infatti, è uno pseudonimo dietro a cui oltre alla Keene si celava un gruppo di scrittori guidati da Edward Stratemeyer (scrittore e imprenditore nel settore letterario, creatore della serie Hardy Boys.




"Open" di Andre Agassi e J.R. Moehringer.
Open è considerato un vero e proprio successo editoriale.
J.R. Moehringer, giornalista e vincitore di un premio Pulitzer è considerato uno dei migliori Ghostwriter in circolazione.
Manco a dirlo, è proprio lui il ghostwriter dietro al libro "Spare" del Principe (ex..non so quale titolo dargli) Harry.




Un caso di ghostwriter tenuto nascosto è invece "Profiles in Courage" il libro del Presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy, che gli è valsa addirittura un premio Pulitzer per il suo impegno "solitario" nella scrittura.
Dopo la sua morte, però, il suo speechwriter Ted Sorenson ha dichiarato di essersi occupato della prima stesura del libro e di aver "aiutato il presidente a scegliere le parole di molte sue frasi".



Lo scettro del ghostwriter più apprezzato va però  Andrew Crofts.
Per una sua opera i clienti sono disposti a pagare oltre 150 mila euro.
Andrew Crofts è uno scrittore che ha pubblicato e venduto, tramite i suoi clienti, milioni di copie in tutto il mondo. A volte il suo nome appare in copertina accanto a quello dell'autore ma, per sua stessa ammissione, non è ciò a cui aspira.



Hilary Clinton affidò la stesura della sua biografia ad un trio composto:
 dalla ghostwriter Maryanne Vollers,
dallo speechwriter Alison Muscatine 
e dal 
ricercatore Ruby Shamir.
Sono loro che hanno scritto "Living story" (la mia vita, la mia storia)
e pare abbiano guadagnato circa 500.000 dollari.

E voi? Conoscevate la figura del ghostwriter?

Erin


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🤍Etica della recensione

 Quante volte mi è capitato?! Più di quante mi piaccia ammettere. Pensare una recensione è fin troppo facile. Scriverla? Già più complesso. ...